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Fotografi di scena

Data evento:

24 Marzo 2022
In negozio
Via Cecchi 69B/R 16129 Genova

“Un satellite che orbita nel circo immenso del cinema, che osserva dal suo angolo solitario quell’instancabile affaccendarsi di persone in movimento e ne restituisce un’immagine indelebile”. Così Francesca Fago descrive il fotografo di scena, una figura chiamata a muoversi in punta di piedi nel caleidoscopico universo del set cinematografico.

Fermare il movimento della macchina da presa e trasferire lo scorrere delle immagini, delle storie, dei personaggi nell’immobilità della carta. Questo è il difficile compito dei fotografi di scena, chiamati a raccontare l’anima di un film attraverso sequenze “senza movimento”. La loro produzione, che può considerarsi come una vera e propria forma d’arte contenuta all’interno di un’altra produzione artistica,

Il lavoro del fotografo di scena nasce in ambito teatrale per lasciare futura memoria degli spettacoli. Il fotografo assisteva alle prove per studiare gli spostamenti degli attori e il gioco delle luci, per poi scattare dalle angolazioni migliori durante le prove sul palco con i costumi. Spesso queste fotografie, uniche testimonianze esistenti, hanno permesso il riallestimento di rappresentazioni storiche.

Molti dei primi fotografi di scena provenivano quindi dal mondo del teatro, attirati dalle novità e dalle possibilità del cinema. Tra questi vi erano anche fotografi professionisti, che si approcciarono al nuovo ambito ancora da esplorare, e alcuni degli stessi cameramen, che si cimentarono in questo ruolo parallelamente alla regia. Di molti film, specie dei circa 10.000 prodotti in Italia durante il periodo del muto, rimane oggi memoria solo grazie ad alcune foto di scena, sopravvissute perché conservate amorevolmente da coloro che le hanno scattate. Queste immagini sono diventate importanti riferimenti storici e critici per la storia del cinema italiano e internazionale.

Per decenni, alla fine delle riprese più significative, il fotografo ritraeva gli attori dallo stesso punto in cui era collocata la macchina da presa: stessa altezza, stessa luce, stesso obiettivo, stessa distanza e stessa posa. Lo scopo era di riportare il più fedelmente possibile quanto già impresso sulla pellicola cinematografica. A dirigere la fotografia e dare indicazioni al fotografo, era spesso il regista stesso.

Queste immagini, che si chiamano “posati”, sarebbero servite più tardi per i manifesti dei film, per le locandine e la promozione stampa, ma erano utilizzate soprattutto per creare la cosiddetta “fotobusta”, all’interno della quale si trovavano, oltre alla sceneggiatura, circa una cinquantina di fotografie delle scene salienti.  Già nel 1910, infatti, insieme allo sviluppo artistico-creativo dei contenuti cinematografici, diventava necessario produrre un’immagine del film in grado di trasmetterne un’idea seduttiva e comprensibile. La fotografia di scena nasceva dunque da una necessità commerciale: erano queste immagini che dovevano affascinare e avvicinare al cinema.

Se in un primo momento le fotografie di scena erano costruite come l’istantanea di un momento, con i soggetti posti davanti a uno sfondo inerte, col tempo la scena si è arricchita di oggetti, di espressività, di ambienti tali da poter raccontare, in una sequenza di scatti, la trama del film. Anche ciò che accade nel backstage è rivelato dai fotografi di scena, attraverso immagini catturate nel mondo che sta dietro la macchina da presa e che resterebbe altrimenti segreto, inaccessibile al pubblico. Infine, non ultimo per importanza, c’è l’aspetto romantico del ricordo, perché tutti vogliono una foto: gli artisti, la troupe, il regista, gli spettatori!

Ogni scatto, però, racconta anche lo stile, la visione personale delle cose che i fotografi di scena ci offrono, muovendosi veloci, silenziosi, trasparenti nei momenti di maggiore tensione e drammaticità che si generano sul set.