Fotografie di Marianne Brandt
Testi di Gerda Breuer, Jeannine Fiedler, Elisabeth Wynhoff, Elisabeth Otto
Edizioni Ostfildern: Hatje Cantz, 2003
Catalogo della Mostra tenutasi nel 2003 al Institut für Kunst und Design im Kolkmannhaus, Wuppertal
Marianne Brandt, al secolo Marianne Liebe, è conosciuta per il suo lavoro di design negli anni Venti e per avere dato uno dei più appassionati contributi femminili dell’avventura del Bauhaus.
Pittrice, fotografa e designer tedesca (1893-1983), Marianne Brandt si è formata e ha lavorato all’interno del Bauhaus specializzandosi nella lavorazione dei metalli. Ha esordito come pittrice, avvicinandosi alla corrente Espressionista e sposando nel 1919 il pittore norvegese Erik Brandt.
Si iscrive al Bauhaus e inizia a lavorare nella classe di Laszlo Moholy Nagy, la cui raccomandazione le apre le porte del reparto della lavorazione dei metalli, fino ad allora predominio maschile.
Le sue linee sono semplici e pulite, pensate in una rivoluzionaria ottica funzionalista, rispecchiando il modernismo caro al suo insegnante che fu una costante fonte di ispirazione.
Marianne Brandt ha creato un’incredibile quantità di oggetti di uso quotidiano, inclusi posacenere, teiere (in particolare l’ormai iconica teiera modello n. MT 49 del 1924) e servizi da caffè; i suoi design di lampade sono ancora oggi attuali.
Intorno alla metà degli anni Venti si avvicina alla fotografia, scattando immagini – in particolare, autoritratti – dagli angoli insoliti e giocati su riflessi distorcenti su superfici di vetro e metallo.
Nel 1926 Brandt si trasferisce a Parigi, sperimentando il fotomontaggio, tecnica molto in voga presso le avanguardie artistiche di quel periodo: collage satirici, incentrati sull’attualità, accuratamente composti di immagini e testi ritagliati da giornali e riviste. I fotomontaggi di Brandt riflettono il ruolo della “New Woman”, le donne più libere e indipendenti che all’epoca vivevano nei principali centri urbani d’Europa.
Il catalogo della mostra Marianne Brandt: Fotografien am Bauhaus, tenuta a Wuppertal nel 2003, si inserisce proprio in questo prolifico periodo. Terminata la Prima guerra Mondiale e ancora lontano il Secondo Conflitto, la Germania è piena di contraddizioni e per questo carica di forza creativa: l’esperienza del Bauhaus è una fucina di intelligenze sperimentali, che affrontano per la prima volta il rapporto tra arte, cultura, tecnologia e produzione industriale.
Dopo il diploma nel 1929, inizia a lavorare sulla produzione di mobili e progetti di interior design con Walter Gropius, nel suo studio di Berlino. Dopo essersi separata dal marito, trascorre il decennio tra il 1935 e il 1945 dai suoi genitori: questo periodo la allontana in modo determinante dall’arte, complice la guerra e la sua arte bollata come “arte degenerata”. Sebbene continui a dipingere e creare arte, non riuscì più a recuperare il tempo perso in quel lungo intervallo.
Lavora come artista indipendente e negli anni Cinquanta insegna nell’Istituto di Arti Applicate di Berlino Est. L’oblio la raggiunge negli anni Settanta: i risultati artistici di Marianne Brandt degli anni Venti non interessano, annegati nell’uniformità del design industriale socialista.
Quando a partire dagli anni Ottanta torna l’interesse verso l’esperienza del Bauhaus, lei ha più di 80 anni.
Nel 1999, 16 anni dopo la sua morte, 80 anni dopo la fondazione del Bauhaus, nella capitale culturale Weimar, il suo nome e la sua teiera furono stampati su un francobollo.