Fotografie di Fulvio Magurno
Prefazione di Stefano Verdino
Con uno scritto di Nico Orengo.
Edito dalla casa editrice il Canneto, Le Terre di Montale è un libro in cui la fotografia di Fulvio Magurno si intreccia a una selezione di poesie di Eugenio Montale.
Il piccolo volume nasce per celebrare i 40 anni della morte del Premio Nobel, ma adempie diversi ruoli.
È la prosecuzione del precedente lavoro Le città di Montale, edito nel 1996 sempre da il Canneto per i 100 anni della nascita del poeta. È il modo in cui Magurno rende omaggio a Montale attraverso l’interpretazione fotografica dell’immaginario del poeta. Ma è anche, e soprattutto, una occasione per ricordare una delle pietre miliari della cultura genovese e per dimostrare come sia magica e calzante la relazione tra fotografia e poesia.
Fulvio Magurno ha visitato con la sua macchina fotografica i luoghi dove si è svolta la vita e la carriera di Montale, fondendo le immagini raccolte con le suggestioni evocate dalle sue poesie.
Il viaggio fotografico va dalle Cinque Terre, dove Montale ha formato la sua visione poetica, a Firenze e Milano, città dove ha lavorato e vissuto.
Come ha chiosato alla perfezione Nico Orengo «introspezione ligure, cultura fiorentina, lavoro milanese».
Genova e le Cinque Terre, luoghi di solitudine e di anima, in cui i paesaggi e gli oggetti si trasformano in emozioni; Firenze, luogo di cultura e di prolifici stimoli, dove, racconta lo stesso Montale «c’era prima di tutti il caffè delle Giubbe Rosse, dove ci riunivamo per la rivista Solaria… Alle Giubbe Rosse ci andavo praticamente tutti i giorni […]. Vittorini ci veniva spesso…è stato un momento molto bello…». E infine Milano: se è vero che, in sostanza, in questo soggiorno non ci siano poesie, è comunque il periodo della redazione de Il Corriere e delle prime alla Scala.
«La geografia e i luoghi di Montale. Trent’anni di Liguria, con il mare che entra in casa, e poi Firenze e Milano a imparare che esiste la terraferma della cultura, delle idee».
Fulvio Magurno (Agrigento, 1958) si è formato a Napoli e ora vive a Genova. Da tempo ha lasciato la professione di fotoreporter per dedicarsi alla fotografia d’artista. Ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero. Tra le collezioni pubbliche che conservano suoi lavori si ricordano: il Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce e l’Accademia Ligustica di Belle Arti a Genova; la GAMeC di Bergamo; il Museo di Fotografia Contemporanea di Milano; la GAM di Torino; il Cabinet des Estampes de la Bibliothèque Nationale de France e la Bibliothèque Kandinsky al Centre Pompidou di Parigi.
Stefano Verdino (Genova 1953) insegna Letteratura italiana all’Università di Genova. È direttore di Nuova corrente e redattore di Resine. Si è occupato di poesia contemporanea (Montale, Caproni, Viviani), di autori di primo Ottocento (Manzoni, Leopardi, Romani) e del Tasso. Ha curato per I Meridiani Mondadori l’opera poetica di Mario Luzi (1998). Ha pubblicato, inoltre, uno studio sul pensiero critico di Anceschi (1987); Storia delle riviste genovesi (1993); Il racconto della poesia (2003); La poesia di Mario Luzi (2006); Lettere e lettori. Questioni teoria critica (2007); Il Torrismondo del Tasso (2007).
Nicola Orengo, detto Nico (Torino 1944 – Torino 2009)
La sua famiglia era di nobili origini liguri ma lui visse e lavorò a Torino dove fu responsabile per quasi un ventennio di Tuttolibri, l’inserto settimanale de La Stampa dedicato alle novità letterarie.
Ha lavorato per Einaudi, edizioni presso cui ha pubblicato quasi tutti i suoi scritti.
Nel 1976 gli è conferito il Premio Nazionale Letterario Pisa per la narrativa, oltre a molti altri premi nazionali.
Spesso i suoi romanzi sono ambientati in Liguria nella riviera di Ponente, regione in cui trascorreva spesso alcuni mesi dell’anno). Ne Gli spiccioli di Montale aveva avuto modo di attaccare la speculazione edilizia che aveva deturpato quelle zone, trovandosi poi ad affrontare (e vincere) un procedimento giudiziario. Il suo ultimo romanzo è Islabonita, pubblicato nel 2009.