Fotografie di Mario Carrieri
A cura di Giovanni Chiaramonte
Catalogo della Mostra tenutasi alla Fondazione Stelline di Milano, 2004
Mario Carrieri nasce a Milano 1932.
Il padre Raffaele, poeta e autore di saggi d’arte, intrattiene una fitta rete di rapporti con alcuni dei maggiori protagonisti della cultura dell’epoca, fra i quali Modigliani, Picasso, Marini, Campigli. Lo stesso Mario cresce tra figure come Montale, De Chirico e Fontana.
All’inizio degli anni ’50, dopo aver abbandonato gli studi per l’incompatibilità con il conservatorismo accademico, Mario Carrieri sviluppa una precoce vocazione per la fotografia: assunto alla Mondatori per occuparsi della catalogazione dell’archivio fotografico del nuovo settimanale Epoca, trascorre quegli anni lavorando anche per alcuni cortometraggi pubblicitari di Carosello, ottenendo diversi riconoscimenti.
Nel 1957 abbandona ogni attività per dedicarsi al suo primo e più ampio progetto fotografico: Milano. In poco meno di un anno, con un apparecchio di piccolo formato, esegue 3500 scatti della città di cui 134 vengono scelti per formare il volume Milano, Italia edito per i tipi di C.M. Lerici.
Il lavoro è accolto dalla critica con sostanziale indifferenza, l’unica voce a levarsi in difesa di Carrieri è quella Ugo Mulas, il cui intervento segna la nascita della loro amicizia.
La conferma del valore della raccolta arriva comunque dai musei internazionali – come il Museum of Modern Art di New York – che acquistano per le proprie collezioni numerose immagini.
Sono anni di proficua attività professionale con un’intensa collaborazione con le più importanti firme del Design italiano ed estero.
Tra gli anni Settanta e gli anni Novanta, Mario Carrieri si dedica a diversi progetti, che uniscono il suo interesse per una fotografia meditata e visionaria, con l’arte: è il caso della lunga serie sulla scultura africana in occasione della tiratura speciale de La mia Africa di Karen Blixen, oppure la sua interpretazione fotografica della scultura di Rodin, fino alle infinite declinazioni del tema della natura morta.
Il volume Amata Luce è il catalogo della mostra tenutasi alla Fondazione Stelline di Milano nel 2004, a cura di Giovanni Chiaramonte che è anche autore del saggio introduttivo.
“Amata luce” è una citazione da Francesco Petrarca ed è il «titolo scelto da Mario Carrieri per dare nome alla raccolta di alcune tra le più significative immagini in bianco e nero realizzate dalla giovinezza alla maturità, durante un’ininterrotta attività professionale e nel corso di una nascosta pratica artistica svolta in deliberata solitudine. Una raccolta che (…) ha deciso di riconoscere ed esporre solamente giunto sulla soglia dell’ultima stagione della vita».
Carrieri è un uomo schivo, un professionista che ha cercato con estenuante coerenza di essere fedele alla propria ricerca, senza scendere a compromessi con i gruppi alla moda che si sono affastellati nella fotografia degli ultimi decenni.
La scelta di utilizzare la pellicola 35 mm ad alta sensibilità, stampata su carta di massimo contrasto, rende ancora più forte l’opposizione tra i suoi bianchi accecanti e neri profondi che richiamano il modo di illuminare la scena che era stato tipico di certi pittori del Seicento.
“È nel modo di illuminare la scena, è nella maniera di concepire la luce, è nel tragico pessimismo della visione, l’analogia profonda con la pittura di Caravaggio che Carrieri rivendica per la propria fotografia: uno sguardo umano sulla realtà, trafitto dal dolore e mosso dalla pietà”.