Fotografie di Antonio Amaduzzi
A cura di Cesare Colombo
400 ASA/27 DIN è il titolo del catalogo sull’opera di Antonio Amaduzzi, edito da Electa e curato da Cesare Colombo.
400 ASA/27 DIN è stata la sua pellicola prediletta: un’emulsione dalla sensibilità alta (ma non esagerata) capace di imprimere soggetti dinamici senza perdere dettaglio. Il bianco e nero rimarrà la scelta primaria di Amaduzzi, dove la forzatura cromatica delle diapositive gli risulta intollerabile.
La cultura visiva di Amaduzzi si è nutrita della vivacità dei primi circoli fotografici del dopoguerra che passavano dal predominio dei ricchi borghesi e aristocratici amanti del medio formato, alla passione di studenti, impiegati e della piccola borghesia che prediligono il piccolo formato e portano alla vittoria del 35 mm. È una vera e propria rivoluzione dei modi di ripresa: dai nostalgici di una Italia pre-bellica, ai giovani autori che guardano alle ferite dei bombardamenti, alle contraddizioni della ricostruzione, ai contrasti tra metropoli e campagne.
Dove tutti fuggono il titolo “amatoriale”, Amaduzzi vuole essere definito “foto amateur”: lui è il figlio della fotografia del Novecento, di un sistema tecnologico e di un linguaggio derivato alla cultura artistica, dai valori dell’umanesimo, della sensibilità sociale, dall’attenzione all’uomo che si ispira alla fotografia americana e francese di Cartier Bresson, Capa, Willy Ronis, Doisneau, Giacomelli e all’immancabile carissimo amico, Berengo Gardin.
Nato a Roma nel 1936, Antonio Amaduzzi trascorre la giovinezza a Genova e gli studi universitari a Milano. Dopo essere diventato docente, non ha mai abbandonato la fotografia: il mondo universitario appare austero e concorrenziale, la sua laurea scientifica sembra poco incline all’arte, la fotografia diventa il modo per esprimere la propria sensibilità.
Il catalogo, edito nel 2012, è suddiviso in 3 sezioni.
L’occhio come passione, una raccolta antologica delle sue immagini più care, dei suoi maestri ispiratori, dell’Italia anni Sessanta, arcaica ma già orientata verso la società dei consumi; Ombra dei baci, capitolo aperto dal ritratto della adorata moglie Silvana, raccoglie immagini garbate che raccontano i fluttuanti momenti dei rapporti di coppia. Infine, I volti del volto, galleria di ritratti che permette di capire il modo con cui Amaduzzi vede il mondo: il modo in cui ritrae, racconta il suo autoritratto.
Il volume si conclude con una Autobiografia minima, che parte dai suoi primi passi nella fotografia, fino al rapporto di amicizia con Gianni Berengo Gardin, il matrimonio con la moglie Silvana, la sua carriera di insegnante universitario e le sue costanti fughe verso la fotografia attraverso i ritratti, i libri, i viaggi.